sabato 22 gennaio 2011

Referendum al Corriere della Sera

Piaccia o non piaccia nei momenti di crisi emergono idee, proposte, innovazione e soprattutto si riesce a controbattere a quelle logiche protezionistiche che oramai stanno portando solo danno. E noi? Leggere l’intervento di De Bortoli senza fare un paragone sulla nostra categoria è impossibile. La nostra Autorizzazione alla vendita fa parte di quelle licenze protette, ma per questo paghiamo. Paghiamo tutti i giorni con le norme dell’Accordo Nazionale. Nasciamo come un settore para/commerciale con l’obbiettivo di difendere la libertà di stampa. Da sempre c’è chi ha tentato di voler liberalizzare il nostro settore. Ora siamo ancora sotto l’occhio del mirino.
Oggi sostenere che senza di noi la libertà di stampa subirebbe un grave colpo è difficile. Oggi chi vuol eesprimere pensioni ed opinioni ha ormai a disposizione mille modi per diffonderle, e sono a volte anche molto più efficaci. Forse si tratta di una bugia che a noi prima di tutto fa comodo crederci perchè oggi il mercato può far paura, ma un giorno qualcuno, sul lato governativo, magari non ci crederà… In quel momento saremo scoperti, e con un Accordo Nazionale non sostenibile.

La posizione di De Bortoli è interessantissima in determinati frangenti e ci devono far pensare.” Nulla sarà più come prima. Le opportunità del cambiamento tecnologico dell’informazione sono superiori ai rischi. Ma solo se saremo protagonisti convinti, non inseguitori riluttanti. Solo se avremo il coraggio, persino temerario, di percorrere nuove strade, darci regole diverse. Non se ci chiuderemo, scettici e sprezzanti verso il nuovo, nella bambagia dei nostri privilegi. Solo se apriremo ai giovani (al Corriere sotto i 30 anni ne abbiamo soltanto quattro, di cui due contratti a termine, l’1,2 per cento), non se inseguiremo le paure e le bizze degli anziani, tra i quali mi ci metto anch’io. Chi avrà talento, qualità, e innovazione vincerà. Chi si chiuderà su se stesso sarà condannato al declino. Il mondo delle nuove tecnologie dell’informazione è piatto, non vi è più alcuna riserva protetta, ma molte terre incognite da conquistare. E gli esploratori sono quelli che si muovono, con coraggio, non quelli che stanno fermi, impigriti e paurosi. La nostra organizzazione del lavoro è come una carta geografica dell’inizio del XV secolo, va rapidamente aggiornata. E non si possono aspettare mesi e mesi di estenuanti trattative per dar vita a progetti che altri varano in poche giorni. Nel tempo infinito di questa trattativa le versioni sull’iPad del Corriere della Sera, primo per applicazioni acquistate nella stampa italiana, sono già sei. Noi trattiamo con tempi ottocenteschi, gli altri corrono. Gli altri vedono nella mobilità un valore, noi una minaccia. Perché? Una volta esistevano mercati protetti dell'informazione, con barriere politiche, economiche, geografiche e linguistiche. Oggi c’è la Rete, che non aspetta nessuno. E giudica tutti. Senza appello. Il successo di Corriere.it e di Corriere Tv, la prima web tv italiana testimonia del valore e dell’impegno di chi ci lavora, ma anche della necessità che tutti ci lavorino.”

Cosa c’è di diverso rispetto a noi? Le nostre regole i nostri dirigenti e i loro programmi!? Perché accade questo? I nostri dirigenti sindacali considerano parte progettuale o programma, sciocchezze come fare i corsi inforiv o organizzare un GRASS, mai parlano del nostro futuro proponendo soluzioni. Di questo passo dove ci porteranno? Per assurdo però le parti sono invertite, rispetto a quanto accade al Corriere della Sera. La rete di edicole si è dimostra anche più innovatrice rispetto al sindacato che ancora discute su ciò che oramai è vecchio,passato, storia.

Al “Corrierone” si terrà un referendum, sarebbe interessante anche per farne uno. Avere tra le mani un piano, un programma delle sigle sindacali e votarlo. Purtroppo mi rendo conto che è molto meglio non dire nulla per le OO.SS e aspettare come stanno facendo adesso preparandosi poi a sostenere che perderemo ancora terreno…ma l’hanno fatto per il nostro bene!

7 commenti:

  1. Perchè non chiederlo alla nuova Associazione di Categoria "Giornalai Padani" se ha la forza di indire un referendum?

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  2. Prima bisogna identificare le due opzioni che l'edicolante dovrebbe valutare ma ci sarebbe anche il problema di raggiungere TUTTA la rete di vendita per offrire la possibilità di scelta.

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  3. Chiediamolo al corriere della Sera se ci da la possinilità di raggiungere tutta la rete di vendita, mai si prova e mai sapremo se è possibile il cambiamento.
    Troviamo quale documento proporre, poi bussiamo alla porta del Corriere.

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  4. Io credo che si debba dare la possibilità all'edicolante di rispondere tempestivamente ad ogni richiesta del mercato. Per fare questo ci sono due possibilità: scegliere noi la merce, fare degli ordini noi al distributore oppure avere il contratto estimatorio che è fatto apposta per rispondere alle esigenze dei nostri clienti. Credo che se si facesse su questo un referendum tra tutti i 35 mila edicolanti la vittoria del contratto estimatorio o della scelta della merce sarebbe schiacciante

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  5. Siete sicuri che le rivendite "ESCLUSIVE" sono 35 mila?

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  6. Certo che non sono tutte esclusive, mi rivolgo a santilli visto che su FB sono in tanti proponi tu un referendum senza troppi ma e senza trippo forse, vediamo chi della famiglia di FB ha volgia di lavorare per la categoria, ho notato che ci sono fior fior di esperti in materia proponi anche a loro un bel REFERENDUM, personalmente non interverrò più mi limiterò a dare info per l'associazione Giornalai Padani.
    s'ciao Pierpaolo

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  7. Salve Pier Paolo, le posizioni da te proposte sono sicuramente migliorative ed effettivamente qualsiasi rivenditore sarebbe concorde sia in un verso come nell'altro ( ricordandoci sempre il discorso...licenza per la vendita del prodotto editoriale.....). esiste però una posizione che è quella dei gestori dell' accordo. La federazione degli editori e i sindacati. Questi non hanno nessuna intenzione di proporre referendum o altro.Loro sono a posto così, e come avrai letto sono più indirizzati verso sostenere gli articoli relativi alle quote di servizio piuttosto che altro. Bisogna fare dei passi prima, anche perchè non penso che 100 firme su FB possano dare grandi risultati, tanto più che tra gli amministratori e non solo ci sono persone facenti parte dei vari sindacati. Il cambiamento può venire dalla base ma siamo una categoria dormiente e troppo occupata a pagare l'estratto conto che a leggere l'Accordo Nazionale. Da noi a Milano abbiamo fatto delle scelte e nel SUD di Milano ti assicuro che a primavera sarà A.Gi.P. l'Associazione più rappresentativa...questo è un primo passo.La strada migliore è la più lunga e più difficile,purtroppo. Provate a mettere in atto iniziative analoghe alla nostra. Nessun rinnovo della tessera e i vecchi sindacati forse si accorgeranno che non rappresentano più la categoria.Ciao

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